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STORIE SULLA GUERRA
Il nonno, con in testa il cappello di paglia attraversava la corte col suo passo lento con la mucca alla cavezza, una alla volta, le portava al pozzo a bere. Il suo passo lento con cui ha sempre calpestato questa terra, lavorata faticosamente, giorno dopo giorno, con la schiena curva e che gli ha dato il pane. Ricordo le storie che mi raccontava la sera, dopo la mia cena, una scodella di latte appena munto e bollito con due fette di polenta brustolà schiacciate dentro, mezzo uovo sodo e un pochi de pissacan. Mi raccontava le storie quando la nonna lasciava libero il suo posto e andava trovare una figlia, la zia Teresa che con il marito Leone, avevano aperto un forno. Andava a piedi perché soffriva di mal d’auto, due kilometri, le considerava la sue vacanze. A me bambino piacevano le storie della guerra che aveva combattuto il nonno, gli assalti alla baionetta con gli austriaci e, con la pazienza di un vecchio, mi parlava della miserabile vita di quei giovani in trincea e della fucilazione sul posto di chi si rifiutava di combattere o aveva paura. Fucilati alla schiena. Finiva spesso raccontandomi di quando era stato ferito alla mano, durante un assalto. Il capitano dell’ospedale militare che lo aveva riformato aveva detto “ferita intelligente” e il nonno ne andava fiero.